Home>Magazine, PCR 4_2021, singoli-articoli>Automisurazione domiciliare della pressione arteriosa: una opportunità per lo screening della fibrillazione atriale nell’anziano?

Comment to Giorgia Cecchini1, Agostino Virdis2

1 Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona 2 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Pisa

La fibrillazione atriale è l’aritmia sostenuta di più ampio riscontro nella pratica clinica. Nei prossimi decenni il numero di pazienti affetti da fibrillazione atriale è destinato a raddoppiarsi a causa del progressivo invecchiamento della popolazione generale, in particolare nei paesi occidentali, con conseguente all’espansione di quelle fasce di età dove la fibrillazione atriale è più frequente (Figura 1) (1). La frequenza di questa aritmia, infatti, oscilla tra 1% e 2% nella popolazione generale ma la sua prevalenza cresce da meno dello 0.5% nei soggetti con meno di 50 anni al 3-4% nei soggetti tra 60 e 70 anni fino a raggiungere tra gli ultraottantenni una frequenza stimata nelle diverse casistiche tra il 5% ed il 15% (2-6). L’impatto clinico della fibrillazione atriale è particolarmente rilevante nell’anziano. Il rischio di ictus ischemico nella popolazione con fibrillazione atriale, infatti, è 5 volte maggiore rispetto alla popolazione generale con una diretta responsabilità di questa aritmia su circa il 20% di tutti gli eventi ischemici cerebrali sintomatici, percentuale che nei pazienti anziani ultraottantenni sale al 25-30% (7,8). La particolare suscettibilità dell’anziano a sviluppare fibrillazione atriale è in parte da ricondurre ai fenomeni di rimodellamento elettrico e anatomico a carico dell’atrio sinistro legati anche alle modificazioni fisiologiche o “parafisiologiche” del miocardio atriale dovute alla senescenza stessa. Infatti, dal punto di vista anatomico, nel paziente anziano si osserva una progressiva e costante deposizione di tessuto amiloide in atrio, con conseguente perdita di elasticità e contrattilità del miocardio e dilatazione della cavità cardiaca (9). Dal punto di vista elettrico, invece, si verifica un diffuso rallentamento nella conduzione del potenziale elettrico e un aumento dei periodi refrattari dell’atrio associato ad una riduzione della frequenza di scarica del nodo del seno (10). Questi fenomeni involutivi, ovviamente, non sono sempre sufficienti ad innescare una fibrillazione atriale che, se così fosse, dovrebbe interessare tutti gli anziani. Invero, le succitate modificazioni del miocardio rappresentano per lo più condizioni predisponenti che vengono amplificate nelle loro potenzialità aritmogeniche dalla cronica esposizione nel corso della vita ai diversi fattori di rischio cardiovascolare quali l’ipertensione arteriosa o il diabete mellito. L’ipertensione, in particolare, aumenta considerevolmente il rischio di fibrillazione atriale sia negli uomini che nelle donne (2-6). Invero, la fibrillazione atriale rappresenta una sorta di mini-epidemia nell’ambito dell’ampia popolazione degli anziani ipertesi. Peraltro, l’ictus ischemico dovuto alla fibrillazione atriale è spesso devastante negli anziani ipertesi con un enorme impatto prognostico sia quoad valetudinem che quoad vitam e ricadute socio-economiche di vaste proporzioni (2-6). Non sorprende, quindi, che le linee guida raccomandino lo screening sistematico della fibrillazione atriale nelle popolazioni a rischio più elevato quali, appunto, gli anziani ipertesi (5,11). Lo screening opportunistico della fibrillazione atriale attraverso la palpazione del polso rappresenta l’approccio più seguito (12), ma la sua accuratezza diagnostica è piuttosto modesta, con una sensibilità dell’87% ed una specificità dell’81% (13). Invero, la fibrillazione atriale ha spesso carattere parossistico e, conseguentemente, può sfuggire alla singola rilevazione. Non di rado l’ictus embolico rappresenta l’evento con cui viene diagnosticata una fibrillazione atriale fino ad allora misconosciuta in ragione della sua sintomatologia modesta, se non del tutto assente. Per questo motivo le linee guida supportano l’uso di tecniche di monitoraggio per lo screening della fibrillazione atriale negli anziani ipertesi (5,11,14).

Individuazione della fibrillazione attraverso la misurazione domiciliare della pressione arteriosa

L’automisurazione domiciliare della pressione arteriosa rappresenta attualmente uno dei pilastri su cui poggia la gestione dell’ipertensione arteriosa (15,16). La misurazione domiciliare della pressione arteriosa, infatti, se utilizzata sistematicamente ed in modo corretto, presenta numerosi vantaggi gestionali e clinici (15): a) permette un numero di misurazioni sufficientemente alto per un corretto giudizio clinico; b) non risente dell’ “effetto camice bianco” (e quindi ne permette la diagnosi differenziale); c) non è operatore dipendente; d) permette la misurazione della pressione al mattino e prima dell’assunzione del farmaco in modo da valutare la copertura farmacologica delle 24 ore; e) è largamente accessibile ad un costo contenuto; g) può avere un’elevata riproducibilità; f) è in genere ben accettata da parte del paziente (ne migliora la compliance) e può far risparmiare tempo al medico. L’automisurazione della pressione arteriosa consente, inoltre, un fattivo coinvolgimento del paziente nella gestione della propria condizione ipertensiva attraverso la percezione “de visu” dei propri valori pressori ed al tempo stesso consente al medico di poter disporre di un elevato numero di misurazioni pressorie che, peraltro, hanno l’indiscutibile valore aggiunto di essere state rilevate in un contesto reale, quello del vivere quotidiano del paziente e non nell’ambiente “estraneo” per il paziente rappresentato dallo studio medico. Per questo motivo la predittività della pressione arteriosa nei riguardi degli eventi cardiovascolari è migliore di quella della pressione arteriosa misurata in ambiente clinico (20-25). La misurazione domiciliare della pressione arteriosa è anche utile nella gestione a lungo termine dei pazienti con ipertensione arteriosa in trattamento, anche in considerazione del migliore controllo dei valori pressori riscontrato in pazienti che eseguono rispetto a quelli che non eseguono la misurazione domiciliare della pressione arteriosa (26)

Alcuni dei moderni strumenti automatici per la misurazione della pressione arteriosa sono dotati di specifici algoritmi diagnostici che consentono di porre il sospetto di fibrillazione atriale nel corso della misurazione pressoria rappresentando, quindi, un prezioso ausilio per la identificazione della quota misconosciuta di fibrillazione atriale e per la precoce impostazione di strategie di intervento per la prevenzione dell’ictus embolico (17). L’accuratezza diagnostica dell’identificazione della fibrillazione atriale durante la misurazione automatica della pressione arteriosa dipende molto dal numero di misurazione ottenute (17). Gli strumenti utilizzati per la misurazione domiciliare sono programmati per effettuare 3 misurazioni pressorie in sequenza per poi fornire un valore pressorio medio sulle 3 rilevazioni unitamente all’indicazione relativa alla presenza o meno di fibrillazione atriale. Le ragioni alla base di questa triplice rilevazione sono sostanzialmente 3 (17). In primo luogo, gli studi clinici suggeriscono che la ripetizione di 3 misurazioni consente di avere una stima più affidabile della pressione “reale” del paziente. Le linee guida raccomandano di effettuare almeno 2 rilevazioni pressorie e di prevedere misurazioni addizionali nel caso in cui le prime due differiscano considerevolmente (5 o più mmHg) tra di loro (15,16). In secondo luogo, l’effettuazione di misurazioni ripetute consente di superare le problematiche relative alla stima esatta della pressione arteriosa nei paziente con irregolarità del ritmo cardiaco (18). Da ultimo, l’accuratezza diagnostica (in termini di specificità e sensibilità) nell’identificazione di una possibile fibrillazione atriale viene implementata dalle misurazioni ripetute (19). Una meta-analisi di 6 studi finalizzati alla valutazione dell’affidabilità diagnostica della misurazione automatica della pressione arteriosa nell’identificazione della fibrillazione atriale ha evidenziato una sensibilità pari a 0.98 (intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.95 e 1.00) ed una specificità pari a 0.92 (intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.88 e 0.96) (Figura 2) (17). L’uso di misurazioni ripetute è risultato associato ad un incremento, sia pur modesto, della sensibilità (da 0.97 con un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.93 e 1.00 a 0.99 con un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.97 e 1.00) (Figura 3) e della specificità (da 0.86 con un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.84 e 0.89 a 0.91 con un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 0.89 e 0.93) (Figura 4). E’ evidente che l’utilità diagnostica dei dispositivi automatici per la misurazione della pressione arteriosa nell’individuazione della fibrillazione atriale è condizionata dalla validità degli algoritmi utilizzati. A questo riguardo è meritevole di menzione un recente studio condotto in 99 pazienti anziani (età media 70.2 anni) sottoposti simultaneamente a registrazione elettrocardiografica e a misurazione della pressione arteriosa con dispositivo automatico (Omron BP785N) provvisto di uno specifico algoritmo per la rilevazione di una possibile fibrillazione atriale. Questo studio ha dimostrato una accuratezza diagnostica dell’87.88% con una sensibilità del 100% ed una specificità dell’84.8% (27). In linea con queste evidenze uno studio, anch’esso, condotto in 227 pazienti in trattamento dialitico cronico ha dimostrato per il dispositivo Omron M6 una accuratezza diagnostica pari a 93.4% (intervallo di confidenza al 95% compreso tra 88.0 e 95.0), una sensibilità pari a 83.0% (intervallo di confidenza al 95% compreso tra 59.0 e 96.0) ed una specificità pari a 94% (intervallo di confidenza al 95% compreso tra 90.0 e 97.0) (28). Uno studio di confronto condotto da Marazzi G et al (29) in 503 pazienti ipertesi consecutivi sottoposti a misurazione della pressione arteriosa con 2 diversi dispositivi automatici dotati di algoritmo per la identificazione di irregolarità del ritmo cardiaco ha dimostrato per Omrom M6 una sensibilità nella identificazione della fibrillazione atriale del 100%, una specificità del 94% ed una accuratezza diagnostica del 95% e per Microlife BP A200 Plus una sensibilità del 92%, una specificità del 97% ed una accuratezza diagnostica del 94%. Ovviamente, parlando di anziani non può non essere sottolineato l’importanza della semplicità degli strumenti automatici per la misurazione pressoria che ne consenta l’agevole utilizzo in soggetti con diversa circonferenza brachiale e che non risentano di eventuali malposizionamenti dovuti ad una destrezza non sempre ottimale. Fortunatamente la ricerca tecnologica ha reso oggi disponibili speciali manicotti – quali l’Intelli-wrap-cuff in dotazione con il misuratore automatico Omron M6 comfort-IT – in grado di misurare correttamente la pressione arteriosa fino a 42 cm di circonferenza brachiale. Queste speciale manicotto, peraltro, consente di rilevare la pressione con accuratezza senza risentire di un eventuale malposizionamento a livello del braccio, elemento che invece può determinare una non trascurabile variabilità delle rilevazioni pressorie. Questo aspetto appare non poco rilevante perchè il posizionamento non adeguato del bracciale rappresenta uno degli errori metodologici più spesso compiuti dal paziente e può portare ad una significativa sovrastima dei valori pressori. Mediamente un paziente su tre non posiziona correttamente la zona rilevatrice del bracciale rispetto all’arteria omerale. Un’ulteriore implementazione della misurazione domiciliare della pressione arteriosa è rappresentato dalla possibilità, offerta dai moderni dispositivi, del telemonitoraggio in remoto dei valori pressori misurati a livello domiciliare. In effetti la teletrasmissione a distanza dei dati automisurati si è dimostrata in grado di favorire un migliore controllo dell’ipertensione arteriosa (30).

Conclusioni

Lo screening della fibrillazione atriale rappresenta una problematica clinica di indiscutibile rilevanza. L’attuale disponibilità di dispositivi automatici per la misurazione della pressione arteriosa dotati di specifici algoritmi per rilevare la possibile presenza di irregolarità del ritmo cardiaco rappresenta una preziosa opportunità per identificare quella quota sommersa di fibrillazione atriale responsabile di una proporzione rilevante di eventi embolici a livello cerebrale e sistemico, soprattutto nella popolazione geriatrica. Questo tipo di approccio diagnostico può essere utilizzato anche e soprattutto in ambito domiciliare dove la possibilità di effettuare misurazioni ripetute della pressione arteriosa in orari diversi, in giorni diversi ed ogni qualvolta il paziente possa presentare una sintomatologia aritmica consente di aumentare considerevolmente la possibilità di identificare le forme parossistiche di fibrillazione atriale. Questo tipo di approccio di screening, decisamente più affidabile dello screening opportunistico con la palpazione del polso, è indicato nei soggetti ultrasessantacinquenni mentre non è consigliabile nei soggetti più giovani in ragione della non disponibilità di specifiche evidenze di validità e della possibilità di falsi positivi dovuti all’eventuale presenza di una aritmia sinusale (17).

Bibliografia

  1. Go AS, Hylek EM, Phillips KA et al. Prevalence of diagnosed atrial fibrillation in adults: national implications for rhythm management and stroke prevention: the anticoagula- tion and risk factors in atrial fibrillation (ATRIA) study. Journal of the American Medical Association 2001; 285(18):2370-75
  2. Kirchhof P, Lip GY, Van Gelder IC, et al. Comprehensive risk reduction in patients with atrial fibrillation: emerging diagnostic and therapeutic options. Executive summary of the report from the 3rd AFNET/EHRA consensus conference. Thromb Haemost. 2011;106:1012–1019.
  3. McIntyre WF, Healey J. Stroke prevention for patients with atrial fibrillation: beyond the guidelines. J Atr Fibrillation. 2017;9:1475. doi: 10.4022/jafib.147
  4. Chugh SS, Roth GA, Gillum RF, Mensah GA. Global burden of atrial fibrillation in developed and developing nations. Glob Heart. 2014;9:113–119. doi: 10.1016/j.gheart.2014.01.004
  5. Kirchhof P, Benussi S, Kotecha D, et al. 2016 ESC Guidelines for the management of atrial fibrillation developed in collaboration with EACTS. Eur J Cardiothorac Surg. 2016;50:e1–e88. doi: 10.1093/ejcts/ezw313
  6. Chugh SS, Havmoeller R, Narayanan K, et al. Worldwide epidemiology of atrial fibrillation: a Global Burden of Disease 2010 Study. Circulation. 2014;129:837–847.
  7. Lakshminarayan K, Solid CA, Collins JA, et al. Atrial fibrillation and stroke in the general medicare population: a 10-year perspective (1992 to 2002). Stroke 2006; 37(8):1969-74
  8. Marinigh R, Lip GY, Fiotti N, et al. Age as a risk factor for stroke in atrial fibrillation patients: implications for thromboprophylaxis. Journal of the Ame- rican College of Cardiology 2010; 56(11):827-837
  9. Rocken C, Peters B, Jeunemann G et al. An arrhythmogenic substrate for persistent atrial fibrillation. Circulation 2002; 106:2091-97
  10. Kistler P, Sanders P, Fynn S et al. Electrophysiologic and Electroanatomic changes in the human atrium associated with age. JACC 2004; 44:109-16
  11. January CT, Wann LS, Alpert JS, et al. ACC/AHA Task Force Members. 2014 AHA/ACC/HRS guideline for the management of patients with atrial fibrillation: executive summary: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on practice guidelines and the Heart Rhythm Society. Circulation. 2014;130:2071–2104.
  12. NICE, Hypertension: Clinical Management of Primary Hypertension in Adults, 2011 CG127. http://wwwniceorguk/guidance/CG127 (Assessed 18 Aug. 2015).
  13. Hobbs FD, Fitzmaurice DA, Mant J, et al. A randomised controlled trial and cost effectiveness study of systematic screening (targeted and total population screening) versus routine practice for the detection of atrial fibrillation in people aged 65 and over. The SAFE study, Health Technol. Assess. 9 (iii-iv, ix-x) (2005) 1-74.
  14. Jones C, Pollit V, Fitzmaurice D, Cowan C. Guideline Development Group. The management of atrial fibrillation: summary of updated NICE guidance. BMJ. 2014;348:g3655. doi: 10.1136/bmj.g3655
  15. Williams B, Mancia G, Spiering W, Agabiti Rosei E, Azizi M, Burnier M, et al. 2018 ESC/ESH Guidelines for the management of arterial hypertension. Eur Heart J. 2018;39:3021–104.
  16. Unger T, Borghi C, Charchar F et al. 2020 International Society of Hypertension Global Hypertension Practice Guidelines. Hypertension. 2020;75:1334-1357.
  17. Verberk WJ, Omboni S, Kollias A et al. Screening for atrial fibrillation with automated blood pressure measurement: Research evidence and practice recommendations. Int J Cardiol 2016; 203:465–473
  18. Myers MG, Stergiou GS. Should oscillometric blood pressure monitors be used in patients with atrial fibrillation? J Clin Hypertens (Greenwich) 2015;17: 565–566.
  19. Verberk WJ, de Leeuw PW. Accuracy of oscillometric blood pressure monitors for the detection of atrial fibrillation: a systematic review. Exp Rev Med Devices 2012;9:635–640.
  20. Bobrie G, Chatellier G, Genes N, et al. Cardiovascular prognosis of “masked hypertension” detected by blood pressure self-measurement in elderly treated hypertensive patients. JAMA. 2004 Mar 17;291(11):1342-9.
  21. Fagard RH, Van Den Broeke C, De Cort P. Prognostic significance of blood pressure measured in the office, at home and during ambulatory monitoring in older patients in general practice. J Hum Hypertens 2005;19(10):801-7.
  22. Sega R, Facchetti R, Bombelli M, et al. Prognostic value of ambulatory and home blood pressures compared with office blood pressure in the general population: follow-up results from the Pressioni Arteriose Monitorate e Loro Associazioni (PAMELA) study. Circulation. 2005 Apr 12;111(14):1777-83.
  23. Stergiou GS, Baibas NM, Kalogeropoulos PG. Cardiovascular risk prediction based on home blood pressure measurement: the Didima study. J Hypertens 2007;25(8):1590-6.
  24. Stergiou GS, Siontis KC, Ioannidis JP. Home blood pressure as a cardiovascular outcome predictor: it’s time to take this method seriously. Hypertension 2010; 55:1301–1303.
  25. Mancia G, Facchetti R, Bombelli M, et al. Long-term risk of mortality associated with selective and combined elevation in office, home, and ambulatory blood pressure. Hypertension 2006;47(5):846-53
  26. Cappuccio FP, Kerry SM, Forbes L, et al. Blood pressure control by home monitoring: meta- analysis of randomised trials. BMJ 2004;329(7458):145.
  27. Balanis T, Sander B. Detection of Atrial Fibrillation Using a Home Blood Pressure Monitor. Vascular Health and Risk Management 2021:17 407–414
  28. AlAwwa I, Saleh A, Wahbeh AM et al. Accuracy and feasibility of portable blood pressure monitoring in the detection of atrial fibrillation in hemodialysis patients. Rev. Cardiovasc. Med. 2021 vol. 22(1), 225-229
  29. Marazzi G, Iellamo F, Volterrani M et al. Comparison of Microlife BP A200 Plus and Omron M6 Blood Pressure Monitors to Detect Atrial Fibrillation in Hypertensive Patients. Adv Ther (2012) 29(1):64-70.
  30. Parati G, Omboni S, Albini F, et al. Home blood pressure telemonitoring improves hypertension control in general practice. The TeleBPCare study. J Hypertens 2009;27(1):198-203.

 

Related papers

  • La medicina tradizionale basa le sue scelte e soluzioni terapeutiche sulla dimostrazione della efficacia dei farmaci quale emerge dai risultati degli studi clinici controllati che selezionano le molecole più efficaci e dettano la strategia di impiego nei pazienti in cui si presume una maggiore efficacia. Nell’ambito di questa strategia di condotta è possibile identificare due [more info]

  • L’insostenibile leggerezza dell’essere, splendido romando di Milan Kundera, ha come tema principale la pesantezza esistenziale. Ogni persona vive una sola volta e non si ha mai la possibilità di valutare le proprie scelte, perciò diventa difficile capire se tutto ciò che si fa nella vita è giusto o sbagliato, perché non si ha modo di [more info]

  • Introduzione Le malattie cardiovascolari (CV) costituiscono una delle principali cause di mortalità in tutto il mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2019 circa il 32% delle morti globali è stato attribuito a malattie cardiovascolari (1). Tra queste, ruolo predominante gioca la malattia coronarica aterosclerotica, la quale rappresenta la prima causa di mortalità e [more info]