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Lo screening della Fibrillazione Atriale, a chi, quando e come

La fibrillazione atriale è l’aritmia sostenuta di più ampio riscontro nella pratica clinica. Nei prossimi decenni il numero di pazienti affetti da fibrillazione atriale è destinato a raddoppiare a causa del progressivo invecchiamento della popolazione generale, in particolare nei paesi occidentali, in conseguenza all’espansione di quelle fasce di età tra le quali fibrillazione atriale è più frequente (Figura 1) (1). La frequenza di questa aritmia oscilla tra 1% e 2% nella popolazione generale ma la sua prevalenza cresce da meno dello 0.5% nei soggetti con meno di 50 anni al 3-4% nei soggetti tra 60 e 70 anni fino a raggiungere tra gli ultraottantenni una frequenza stimata nelle diverse casistiche tra il 5% ed il 15% (1,2).

La notevole rilevanza epidemiologica della fibrillazione atriale si associa ad una altrettanto importante rilevanza clinica in ragione della elevata quota di mortalità e morbilità legata a questa aritmia con le conseguenti ricadute sulla salute del singolo paziente e della collettività e sugli aspetti socio-economici (1). Non di rado l’ictus embolico rappresenta l’evento con cui viene diagnosticata una fibrillazione atriale fino ad allora misconosciuta in ragione della sua sintomatologia modesta, se non del tutto assente. Lo screening della fibrillazione atriale nei soggetti a rischio, anche in assenza di sintomi, rappresenta quindi una preziosa opportunità per intervenire il più precocemente possibile nella storia naturale di questa aritmia con le strategie terapeutiche/preventive più adeguate (1,3,4). Nei pazienti a rischio elevato, infatti, lo screening della fibrillazione sembra poter garantire innegabili vantaggi anche in ragione del profilo di rischio cardiovascolare globale elevato che nella generalità dei casi caratterizza questi pazienti.

L’età rappresenta un fattore di rischio assai importante per l’insorgenza di fibrillazione ma non meno rilevante appare il contributo di fattori di rischio potenzialmente modificabili quali l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, lo scompenso cardiaco, la malattia renale cronica, l’obesità, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e la sindrome delle apnee ostruttive (1). Le linee guida raccomandano lo screening opportunistico della fibrillazione atriale nelle popolazioni a rischio più elevato, quali i pazienti ipertesi o con sindrome delle apnee ostruttive e gli ultrasessantacinquenni (1). Le line guida, inoltre, suggeriscono lo screening sistematico della fibrillazione atriale mediante elettrocardiogramma nei soggetti ultrasettantacinquenni ed in quelli ad elevato rischio di ictus (1). Lo screening opportunistico della fibrillazione atriale attraverso la palpazione del polso rappresenta l’approccio più seguito, ma la sua accuratezza diagnostica è piuttosto modesta, con una sensibilità dell’87% ed una specificità dell’81% (5). Invero, la fibrillazione atriale ha spesso carattere parossistico e, conseguentemente, può sfuggire alla singola rilevazione.

I vantaggi dello screening della fibrillazione atriale sono molteplici e comprendono la prevenzione dello stroke su base cardio-embolica e dell’evoluzione sintomatica dell’aritmia, la prevenzione o la regressione dei fenomeni di rimodellamento elettrico e fibroso dell’atrio, la prevenzione delle conseguenze emodinamiche legate alla irregolarità del ritmo cardiaco e dell’insorgenza di cardiomiopatia indotta dalle elevate frequenze atriale e ventricolare (1).

Il progresso tecnologico ha reso disponibili dispositivi di dimensioni contenute, che interfacciandosi con una App dedicata, consentono di registrare tracciati da 30’’ con 1 o 6 derivazioni elettrocardiografiche. In questo nuovo scenario tecnologico la European Heart Rhythm Association (EHRA), ha elaborato nel 2022 un documento di consenso per fare il punto delle evidenze scientifiche a supporto sulle nuove tecnologie proponendo un diagramma di flusso che integra l’utilizzo delle varie tecnologie per lo screening della fibrillazione atriale, con snodi decisionali basati principalmente sull’età del paziente e sulla sua storia clinica (Figura 2) (2). Questo documento dell’EHRA apre le porte all’uso sempre più diffuso dei moderni dispositivi. Questi dispositivi rappresentano una opportunità preziosa per lo screening della fibrillazione atriale in quanto sono gestiti direttamente dal paziente che potrà effettuare le rilevazioni secondo le indicazioni del proprio medico di riferimento.

  1. Hindricks G, et al; ESC Scientific Document Group. 2020 ESC Guidelines for the diagnosis and management of atrial fibrillation developed in collaboration with the European Association for Cardio-Thoracic Surgery (EACTS): The Task Force for the diagnosis and management of atrial fibrillation of the European Society of Cardiology (ESC) Developed with the special contribution of the European Heart Rhythm Association (EHRA) of the ESC. Eur Heart J. 2021 Feb 1;42(5):373-498.
  2. Kirchhof P, et al. Comprehensive risk reduction in patients with atrial fibrillation: emerging diagnostic and therapeutic options. Executive summary of the report from the 3rd AFNET/EHRA consensus conference. Thromb Haemost. 2011;106:1012–1019.
  3. Svennberg E, et al. How to use digital devices to detect and manage arrhythmias: an EHRA practical guide. EP Europace, 2022;6: 979–1005.
  4. McIntyre WF, Healey J. Stroke prevention for patients with atrial fibrillation: beyond the guidelines. J Atr Fibrillation. 2017;9:1475. doi: 10.4022/jafib.147.
  5. Hobbs FD, et al. A randomized controlled trial and cost effectiveness study of systematic screening (targeted and total population screening) versus routine practice for the detection of atrial fibrillation in people aged 65 and over. The SAFE study, Health Technol. Assess. 9 (iii-iv, ix-x) (2005) 1-74.
Figura 1
Figura 2
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Lo screening della Fibrillazione Atriale, a chi, quando e come

La fibrillazione atriale è l’aritmia sostenuta di più ampio riscontro nella pratica clinica. Nei prossimi decenni il numero di pazienti affetti da fibrillazione atriale è destinato a raddoppiare a causa del progressivo invecchiamento della popolazione generale, in particolare nei paesi occidentali, in conseguenza all’espansione di quelle fasce di età tra le quali fibrillazione atriale è più frequente (Figura 1) (1). La frequenza di questa aritmia oscilla tra 1% e 2% nella popolazione generale ma la sua prevalenza cresce da meno dello 0.5% nei soggetti con meno di 50 anni al 3-4% nei soggetti tra 60 e 70 anni fino a raggiungere tra gli ultraottantenni una frequenza stimata nelle diverse casistiche tra il 5% ed il 15% (1,2).

La notevole rilevanza epidemiologica della fibrillazione atriale si associa ad una altrettanto importante rilevanza clinica in ragione della elevata quota di mortalità e morbilità legata a questa aritmia con le conseguenti ricadute sulla salute del singolo paziente e della collettività e sugli aspetti socio-economici (1). Non di rado l’ictus embolico rappresenta l’evento con cui viene diagnosticata una fibrillazione atriale fino ad allora misconosciuta in ragione della sua sintomatologia modesta, se non del tutto assente. Lo screening della fibrillazione atriale nei soggetti a rischio, anche in assenza di sintomi, rappresenta quindi una preziosa opportunità per intervenire il più precocemente possibile nella storia naturale di questa aritmia con le strategie terapeutiche/preventive più adeguate (1,3,4). Nei pazienti a rischio elevato, infatti, lo screening della fibrillazione sembra poter garantire innegabili vantaggi anche in ragione del profilo di rischio cardiovascolare globale elevato che nella generalità dei casi caratterizza questi pazienti.

L’età rappresenta un fattore di rischio assai importante per l’insorgenza di fibrillazione ma non meno rilevante appare il contributo di fattori di rischio potenzialmente modificabili quali l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, lo scompenso cardiaco, la malattia renale cronica, l’obesità, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e la sindrome delle apnee ostruttive (1). Le linee guida raccomandano lo screening opportunistico della fibrillazione atriale nelle popolazioni a rischio più elevato, quali i pazienti ipertesi o con sindrome delle apnee ostruttive e gli ultrasessantacinquenni (1). Le line guida, inoltre, suggeriscono lo screening sistematico della fibrillazione atriale mediante elettrocardiogramma nei soggetti ultrasettantacinquenni ed in quelli ad elevato rischio di ictus (1). Lo screening opportunistico della fibrillazione atriale attraverso la palpazione del polso rappresenta l’approccio più seguito, ma la sua accuratezza diagnostica è piuttosto modesta, con una sensibilità dell’87% ed una specificità dell’81% (5). Invero, la fibrillazione atriale ha spesso carattere parossistico e, conseguentemente, può sfuggire alla singola rilevazione.

I vantaggi dello screening della fibrillazione atriale sono molteplici e comprendono la prevenzione dello stroke su base cardio-embolica e dell’evoluzione sintomatica dell’aritmia, la prevenzione o la regressione dei fenomeni di rimodellamento elettrico e fibroso dell’atrio, la prevenzione delle conseguenze emodinamiche legate alla irregolarità del ritmo cardiaco e dell’insorgenza di cardiomiopatia indotta dalle elevate frequenze atriale e ventricolare (1).

Il progresso tecnologico ha reso disponibili dispositivi di dimensioni contenute, che interfacciandosi con una App dedicata, consentono di registrare tracciati da 30’’ con 1 o 6 derivazioni elettrocardiografiche. In questo nuovo scenario tecnologico la European Heart Rhythm Association (EHRA), ha elaborato nel 2022 un documento di consenso per fare il punto delle evidenze scientifiche a supporto sulle nuove tecnologie proponendo un diagramma di flusso che integra l’utilizzo delle varie tecnologie per lo screening della fibrillazione atriale, con snodi decisionali basati principalmente sull’età del paziente e sulla sua storia clinica (Figura 2) (2). Questo documento dell’EHRA apre le porte all’uso sempre più diffuso dei moderni dispositivi. Questi dispositivi rappresentano una opportunità preziosa per lo screening della fibrillazione atriale in quanto sono gestiti direttamente dal paziente che potrà effettuare le rilevazioni secondo le indicazioni del proprio medico di riferimento.

  1. Hindricks G, et al; ESC Scientific Document Group. 2020 ESC Guidelines for the diagnosis and management of atrial fibrillation developed in collaboration with the European Association for Cardio-Thoracic Surgery (EACTS): The Task Force for the diagnosis and management of atrial fibrillation of the European Society of Cardiology (ESC) Developed with the special contribution of the European Heart Rhythm Association (EHRA) of the ESC. Eur Heart J. 2021 Feb 1;42(5):373-498.
  2. Kirchhof P, et al. Comprehensive risk reduction in patients with atrial fibrillation: emerging diagnostic and therapeutic options. Executive summary of the report from the 3rd AFNET/EHRA consensus conference. Thromb Haemost. 2011;106:1012–1019.
  3. Svennberg E, et al. How to use digital devices to detect and manage arrhythmias: an EHRA practical guide. EP Europace, 2022;6: 979–1005.
  4. McIntyre WF, Healey J. Stroke prevention for patients with atrial fibrillation: beyond the guidelines. J Atr Fibrillation. 2017;9:1475. doi: 10.4022/jafib.147.
  5. Hobbs FD, et al. A randomized controlled trial and cost effectiveness study of systematic screening (targeted and total population screening) versus routine practice for the detection of atrial fibrillation in people aged 65 and over. The SAFE study, Health Technol. Assess. 9 (iii-iv, ix-x) (2005) 1-74.
Figura 1
Figura 2

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